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 Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL

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MessaggioTitolo: Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL   Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL Icon_minitime9/5/2008, 10:23

Da il Manifesto.it

Il direttivo della Cgil si spacca sul futuro
Il documento delle segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil bocciato da circa il 25%. Si dimette Paola Agnello Modica
Francesco Piccioni

Il direttivo della Cgil che era stato chiamato ad approvare, tambur battente, il documento «storico» sulla riforma del modello contrattuale, si è aperto con un «giallo» che la dice lunga sulla tensione esistente all'interno del maggiore sindacato italiano. Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom - dopo la sintetica presentazione fatta da Guglielmo Epifani, segretario generale confederale - è intervenuto per ribadire la «contrarietà al documento, ma non partecipo al dibattito; due ore fa ho avuto il testo del provvedimento contro la Fiom di Milano, in merito al quale mi assumo gli atti e le responsabilità politiche di Maria Sciancati (segretaria milanese, ndr), e collego il mio iter personale al suo. Se viene sospesa, mi ritengo sospeso anch'io».
Epifani è sembrato sorpreso dalla piega presa dalla riunione, forse all'oscuro dei fatti in questione. Aveva appena finito di registrare le dimissioni di Paola Agnello Modica, componente della segreteria confederale nominata «in quota» all'area tematica Lavoro e società, ma astenutasi sul documento in via di elaborazione da parte della sua componente (contrapposto a quello delle segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil). E' suonata quasi liberatoria, a quel punto, la richiesta di sospensione avanzata da Nicola Nicolosi, coordinatore dell'area dissidente.
Poi la riunione riprendeva, con la prevedibile serie di interventi di schieramento pro o contro. In effetti il cambiamento di ruolo strategico del sindacato disegnato dal «documento unitario» è di portata storica, ed ha certo ragione Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, a cantare vittoria. E mai come in questo caso risulta insopportabile che la discussione di merito venga annullata in favore del semplice «allinearsi» oppure no, con tanto di prevedibili ricadute su incarichi, ruoli, peso politico, autonomia decisionale, futuro personale in Cgil. Nei corridoi della sede di Corso Italia dirigenti di lunga militanza si passavano per mano i fogli, alla ricerca delle non molte - e non significative - variazioni rispetto al testo abbozzato in febbraio. Quello poi accantonato per «non disturbare» la campagna elettorale. Con risultati non proprio entusiasmanti.
L'unico punto effettivamente nuovo era quello allora «mancante», sulla democrazia e le regole della rappresentanza. Su questo è stato proposto un mix tra numero delle tessere (comunicato dall'Inps al Cnel) e voti presi nelle elezioni delle rsu. Non particolarmente trasparente, ma sufficiente per far rientrare nell'alveo del consenso alcune posizioni considerate da tempo «aperturiste a sinistra» (in varia misura collegate alla componente che faceva riferimento a Sinistra Democratica).
Le critiche venivano così tutte dalla sinistra interna (le aree Lavoro e società, Rete28aprile, la maggioranza della Fiom) e inchiodano soprattutto il ruolo «minimale» lasciato al contratto nazionale (in pratica solo il «recupero dell'inflazione realisticamente prevedibile»). Ma è tutto il senso politico della «riforma contrattuale» a essere considerato deficitario. Quella in discussione è infatti una «piattaforma» che i sindacati presenteranno al tavolo con Confindustria e il governo di destra. E' più che prevedibile che saranno esercitate forti pressioni per arrivare infine a una «mediazione» molto peggiore. Ma non è previsto nessun meccanimo conflittuale che possa sostenerla (esclusa da parecchi dirigenti di rilevo, nei giorni scorsi, che sottolineavano come «un conflitto con il nuovo governo sarebbe uno scontro con i cittadini che l'hanno eletto»; come se le lotte della Cgil storica, negli anni '50 e '60, fossero state «unitarie con la maggioranza degli elettori»).
E' indubbio (ma non esplicitato) il peso politico esercitato dall'esito elettorale. L'assenza di una sinistra parlamentare diventa l'occasione per una riconsiderazione dei pesi specifici all'interno della Cgil, per sancire l'assoluta preponderanza del Partito democratico (fatte salve alcune «riserve indiane». Forse). E c'è da chiedersi come potrà, eventualmente, tornare al conflitto un sindacato che ha di fronte un esecutivo che non fa mistero di considerare l'attuale una «legislatura costituente». Nel senso - esplicito - di annullare alcuni dei pilastri della «Costituzione nata dalla Resistenza».
A un certo punto i documenti «dissidenti» erano addirittura tre (oltre a quello di Nicolosi, uno di Giorgio Cremaschi e Dino Greco, più un altro di Ferruccio Danini). Verso la fine del dibattito, com'era sensato fare, le diverse posizioni critiche convergevano sul documento di Nicolosi, certificando una frattura sul futuro del sindacato che investe il 25% del quadro dirigente della Cgil.
Oggi è davvero un altro giorno. O forse è un nuovo incubo.

Per leggere il testo dell'accordo vai su:
http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=7594
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MessaggioTitolo: Re: Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL   Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL Icon_minitime9/5/2008, 10:29

Sempre da Il Manifesto.it
Il testo di riforma
Nazionale «super light» Così cambia il contratto
s. f.
Roma

Le segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil hanno dato il via libera, ieri, al testo unitario sulla riforma del modello contrattuale. Il documento sarà sottoposto agli esecutivi unitari dei tre sindacati il 12 maggio e subito dopo alle assemblee dei lavoratori. La trattativa con Confindustria dovrebbe dunque avviarsi a partire da giugno (il 21 maggio Emma Marcegaglia sarà ufficialmente incaricata della presidenza degli industriali).
Tra gli entusiasmi generali, spiccano le dichiarazioni del segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni. «E' un momento storico - dice Bonanni - Abbiamo firmato un accordo importante che costruisce un sindacato nuovo». La cosa è effettivamente dirompente, tocca la ragione d'essere stessa del sindacato e deciderà delle politiche salariali per almeno i prossimi dieci anni. Le modifiche apportate al testo definitivo peraltro, oltre all'aggiunta della parte su democrazia e rappresentanza, sembrano più che altro nominali. La sostanza, sulla quale andrà comunque trovata la mediazione con Confindustria, non ne viene intaccata.
I contratti, pubblici e privati, saranno triennali (con la parte economica e quella normativa unificate) e dagli oltre 400 attuali verranno accorpati per aree omogenee e per settori. Il contratto nazionale (altrove definito anche «nuovo minimo salariale») dovrà garantire «il sostegno e la valorizzazione» del potere d'acquisto. Nuova dicitura là dove prima era scritto, «il mantenimento» del potere d'acquisto», ma con una clausula aggiuntiva, perchè si dovrà tenere conto anche «degli andamenti e alle politiche di settore» e delle «tendenze generali dell'economia». Il parametro di riferimento sarà l'inflazione «realisticamente prevedibile», che di per sé poco garantisce rispetto al concetto di «inflazione programmata» finora utilizzato e che ha portato i salari italiani ai livelli più bassi di tutta l'Unione europea. Cgil, Cisl e Uil pensano ad altri indicatori per misurare l'aumento del costo della vita: «il deflattore dei consumi interni, o l'indice armonizzato europeo corretto con il peso dei mutui». Sul punto, vale la pena ricordare, che i cosidetti 'tavoli tecnici' con Confindustria nei mesi scorsi si erano conclusi a porte in faccia. Sempre sul contratto nazionale, viene previsto anche il superamento del concetto di «vacanza contrattuale», con l'introduzione di penalizzazioni in caso di mancato rispetto delle scadenze.
La contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale, viene definita «accrescitiva», e sarà calibrata sui parametri della produttività, qualità, efficenza e efficacia. Il secondo livello dovrà dispiegarsi in una molteplicità di forme: regionale, provinciale, settoriale, di filiera, distretto o sito. Si tratta di un punto particolarmente importante perchè all'enfasi che il documento pone sulla contrattazione di secondo livello, corrisponde una struttura imprenditoriale del paese innervata di piccole e piccolissime aziende, dove il sindacato non c'è. Confindustria poi non ha mai fatto mistero di aborrire la contrattazione territoriale.
Infine il capitolo su democrazia, rappresentanza e rappresentatività. A misurare la rappresentatività (quali organizzazioni sindacali cioè abbiano diritto di sedere al tavolo delle trattative) sarà il Cnel: il criterio si baserà su un mix composto dai dati associativi (che risultano all'Inps) e dai consensi elettorali ottenuti nelle elezioni delle Rsu. Per quanto riguarda l'approvazione degli accordi, viene lasciata autonomia alle singole categorie. Per gli accordi confederali si seguirà il percorso del protocollo di luglio su pensioni e welfare: le piattaforme sindacali verranno proposte dalle segreterie, poi sottoposte ai direttivi di ciascuna confederazione, infine alla consultazione di tutti i lavoratori e pensionati.
Guglielmo Epifani, segretario generale Cgil, parla di «un'occasione, un passaggio molto importante per il sindacato italiano». Dopo le assemblee dei lavoratori, i sindacati invieranno anche al governo il documento, insieme a quello sul fisco siglato unitariamente a dicembre. Berlusconi punta da subito alla detassazione degli straordinari: «La ciliegina sulla torta», dice Luigi Angeletti.
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MessaggioTitolo: Re: Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL   Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL Icon_minitime9/5/2008, 10:35

Da Liberazione.it

Direttivo notturno tra scontri e polemiche
Cgil, addio contratto
Nel nuovo modello via
l'aumento salariale

Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL GiIPRP00010220080508
Gugliemo Epifani Ravagli/infophoto
Fabio Sebastiani
Come se il clima non fosse già abbastanza difficile a causa della "riforma della contrattazione", la notizia della sospensione dei dirigenti milanesi della Fiom ha avuto l'effetto di rendere l'apertura del Comitato direttivo nazionale della Cgil a dir poco incadescente. Il segretario generale Gianni Rinaldini ha abbandonato per protesta Corso d'Italia. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale, ha fatto girare un lungo comunicato in cui si leggono parole come «intimidazione politica», «metodi e forme estranee alla cultura dell'organizzazione», «atto autoritario ai limiti della violenza». Anche Nicola Nicolosi, leader di Lavoro Società, che nel corso della discussione ha presentato un documento alternativo (al quale non ha aderito la segretaria nazionale Paola Agnello Modica) a quello della maggioranza, di cui formalmente la sua area fa ancora parte, ha sottolineato la «sproporzione tra fatto specifico e sanzioni adottate». A questo punto i vertici della Fiom di Milano possono far ricorso ad un secondo grado di giudizio davanti a una Commissione di garanzia interegionale e a un terzo, a livello nazionale. Può darsi che tutto si risolva con un nulla di fatto. Ma il fatto politico, in un momento in cui in Cgil dovrebbe esserci spazio per un "sano confronto di merito", c'è tutto. E la coincidenza con il dopo elezioni e il varo di un accordo che cambierà il volto del sindacato non fa che aumentare i dubbi.
Guglielmo Epifani, intanto, sottolinea il clima di «vera discussione», e recapita al direttivo una intesa tra le tre segreterie che in realtà non ha grandissime differenze rispetto al testo concordato unitariamente a febbraio. In aggiunta, c'è solo il capitolo su "democrazia e rappresentanza" che da una parte riprende «in via pattizia» la legge sul pubblico impiego e, dall'altra, cancella definitivamente le parole "voto" e "referendum" dal percorso di proposta e validazione di piattaforme e ipotesi di accordo nell'ambito confederale. Per quanto riguarda gli accordi di categoria, ogni sigla sindacale si regolerà come meglio crede.
Un modello contrattuale unico, sia per il settore pubblico che per quello privato, con due livelli tra loro complementari. È quanto prevedono le linee del progetto di riforma della struttura della contrattazione, approvate oggi dalla segreteria unitaria Cgil, Cisl e Uil. Nel merito, il documento ipotizza la riduzione attraverso accorpamenti per aree omogenee e per settori dei contratti. La durata sarà triennale, sia per la parte economica che normativa, e occorre far rispettare la tempistica dei rinnovi prevedendo delle penalizzazioni (come fissare comunque la decorrenza dei nuovi minimi salariali dalla scadenza del vecchio contratto). Sulla parte economica, dove non si rintraccia mai la frase «aumento dei salari», il recupero dell' inflazione va ancorato a criteri definiti «credibili», adeguando gli attuali indicatori di inflazione (utilizzando, ad esempio l'indice armonizzato europeo corretto con il peso dei mutui) e, in caso si verifichino differenziali inflazionistici, vanno definiti meccanismi certi di recupero. Sarà in sede di contratto nazionale, poi, che si dovranno definire le competenze da affidare al secondo livello (come accade nel settore dei chimici). Il secondo livello sarà sostanziato di contratti aziendali o territoriali: in quest'ultimo caso, sui cui Confindustria non è d'accordo, potranno essere regionali, provinciali, settoriali, di filiera, di comparto, di distretto, di sito. Questa contrattazione sarà incentrata sul salario per obiettivi rispetto a parametri di produttività, qualità redditività, efficienza ed efficacia.
Oltre a "Lavoro Società", hanno presentato un documenbto alternativo anche Giorgio Cremaschi e Dino Greco.
Paolo Ferrero, ex-minsitro della Solidarietà Sociale, esprime «forte preoccupazione» per l'intreccio tra la scelta «di ridurre il peso del contratto nazionale di lavoro e la sospensione di alcuni dirigenti e componenti della Segreteria di Milano della Fiom». «Nel 2002 - sottolinea in una nota - la Cgil costituì la principale barriera alla ristrutturazione dei rapporti sociali in senso peggiorativo per i lavoratori intrapresa dal Governo delle destre. Oggi, nel pieno rispetto dell'autonomia del sindacato, non posso invece che sottolineare come ci sia il timore che le tendenze consociative del sindacato procedano di pari passo alle tendenze all'accordo bipartisan tra destra e Partito Democratico in materia di lavoro. Sarebbe questo un elemento di rafforzamento e consolidamento fortissimo dell'ipotesi politica berlusconiana».


08/05/2008
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MessaggioTitolo: Re: Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL   Nuovo modello contrattuale e sviluppi nella CGIL Icon_minitime9/5/2008, 10:38

Ancora da Liberazione.it

«La Fiom dà fastidio,
mi aspettavo la "stretta"
Ma davvero non così...»
Stefano Bocconetti
Non è facile parlare con Gianni Rinaldini in una giornata come quella di ieri. Lui che è sempre parco di parole, ieri sembrava avere ancora meno voglia di parlare. Meno voglia del solito. Il segretario della Fiom è appena uscito dal direttivo della Cgil. Dove ha parlato. Per trenta secondi, forse qualcosa di più. Trenta secondi che sono destinati comunque a segnare uno spartiacque nella storia del più forte sindacato industriale italiano. Ecco cosa è successo: a metà pomeriggio, Gianni Rinaldini, è andato alla tribunetta della sala, dov'era in corso il vertice della Cgil. Si stava discutendo dell'accordo firmato con Cisl e Uil sulla riforma dei contratti. Lui ha detto queste poche parole: la proposta non mi convince. Ma non voglio entrare nel merito, non ne voglio parlare ora. Perché «due ore fa è stato preso un provvedimento disciplinare nei confronti del gruppo dirigente della Fiom di Milano. Provvedimento che giudico immotivato. Io mi assumo tutta la responsabilità delle scelte fatte dal sindacato milanese. E la mia vicenda personale seguirà quella di Maria Sciancati (appunto la segretaria della Fiom di Milano, ndr)».

Che significa quest'espressione?
Che se lei sarà sospesa, lo stesso dovrà valere per me.

Parliamoci chiaro, Rinaldini. Questo provvedimento disciplinare...
Questo provvedimento assolutamente immotivato, devi aggiungerlo sempre...

Questo provvedimento ingiustificato, si può definire come un tentativo di "epurazione", per usare le parole di tanti altri dirigenti della Fiom?
Chiamala come vuoi, definiscilo come ti pare. Resta il fatto che nella mia vicenda sindacale, iniziata davvero tanto, tanto tempo fa, ne ho viste di tutti i colori. Ma mai una cosa di questo genere.
Davvero va al di là della mia immaginazione.

E che ti fa venire in mente?
Vuoi sapere se mi ricorda i periodi più bui della storia del movimento operaio? Sì, forse me li ricorda. Ma non conta. Io penso che tutto questo sia soprattutto una cosa: inaccettabile.

Ma perché è avvenuto? Perché vogliono far fuori la Fiom?
Manovre, scenari, dietrologia. Ad un dirigente sindacale tutto questo non dovrebbe interessare. Ho le mie idee ma non dimentico di essere soprattutto il segretario di un'organizzazione complessa e articolata come la Fiom. Allora, mi limito ad accostare, a mettere uno al fianco dell'altro i tasselli...

Facciamolo insieme questo lavoro. Che mosaico viene fuori?
Valuta te. Io vedo che "casualmente" nella stessa giornata, la Cgil ha chiesto di ratificare un accordo, che credo non possa piacere ad una categoria come quella dei metalmeccanici. Ma proprio nel giorno in cui si sarebbe dovuta avviare una discussione così impegnativa e delicata, ecco che si tira fuori questo provvedimento...

Perché usi l'espressione "si tira fuori"?
Perché ora si sa che il provvedimento era pronto dal 18 aprile. Venti giorni fa. E si riferisce a fatti, avvenuti ormai un anno fa.

Stai dicendo che vogliono far fuori la Fiom? Stai dicendo che la vogliono far fuori adesso? Che c'è un giro di vite verso chi dissente?
Mi limito a constatare che una vicenda come questa, anzi: vicende come quelle di oggi, dovrebbero costringere tutti a riaprire una discussione su cosa sia la democrazia nel sindacato. Su cosa sia diventata la democrazia nel sindacato.

In quelle poche battute che hai pronunciato dal palco del direttivo della Cgil, hai detto che l'accordo fra le tre confederazioni non ti convince. Perchè?
Perché sono convinto che il contratto nazionale debba restare lo strumento principale su cui fare leva per far crescere i salari. Questo deve essere l'obiettivo principale. E insisto: obiettivo principale, il che significa che alcune modifiche, alcuni aggiustamenti possono essere fatti. Possono essere discussi. Ma il contratto è e deve restare il primo strumento. Ridurlo, invece, a semplice difesa del potere di acquisto, come si vuole fare con quest'intesa, e delegare la crescita salariale vera e propria alla contrattazione aziendale; non solo ma legare tutto ciò agli aumenti di produttività, significherebbe una cosa sola: rompere il vincolo di solidarietà fra lavoratori. Prova a pensare davvero a cosa accadrebbe nei prossimi dieci, quindici anni, se il contratto nazionale fosse ulteriormente impoverito. Si creerebbero sperequazioni insostenibili. Però, ti ripeto: su questo davvero ho poca voglia di parlare oggi. Anche per una questione di correttezza con il sindacato che rappresento: a giorni, giovedì e venerdì prossimi, abbiamo una conferenza di organizzazione. Discuteremo tutti insieme cosa significhi l'accordo fra Cgil, Cisl e Uil, che conseguenze avrà nelle nostre fabbriche e come comportarci. Ne discuteremo e ci sarà anche Epifani.

Scusa, Rinaldini ma tu pensi che un giro di vite contro questa categoria così "riottosa", sia l'ennesimo segnale inviato da chi vuole costruire un sindacato a-conflittuale? Un sindacato magari legato a doppio filo col mondo della politica, dove ormai le differenze fra maggioranza e opposizione sono sempre più sfumate? Tanto più sui temi del lavoro?
Che vuoi che ti dica? Questa potrebbe essere una chiave di lettura, una delle chiavi di lettura possibili. Ma io mi limito a risponderti che spero di no. Spero che non sia così. Vorrei continuare a credere che tutti, nella mia organizzazione, abbiamo a cuore un sindacato autonomo. Autonomo dal potere e dal quadro politico. Spero davvero che non sia così. Lo spero per tutti.

Ma dì la verità, te l'aspettavi una "mossa" come quella decisa a Milano?
Francamente così, in queste forme no. Comunque, non mi piace fingere e ti dico che tante cose stavano lì a dirci che c'era la volontà di arrivare ad una "stretta" coi metalmeccanici. Ma così, ti assicuro, con questi metodi davvero non me l'aspettavo.

E sul piano personale? Come ti senti? Sotto pressione?
Veramente sono sei anni che non ci sono dieci minuti di tranquillità. Contratti, terrorismo, rimproveri, accuse... Ma va bene così. Fare il segretario dei metalmeccanici non è mai stato facile. E forse era scritto che non potesse esserlo neanche in questo periodo.


08/05/2008
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