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 Caro Nichi ti spiego perché non firmo alcuna mozione Di Sandro Curzi

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Mario
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Caro Nichi ti spiego perché non firmo alcuna mozione  Di Sandro Curzi Empty
MessaggioTitolo: Caro Nichi ti spiego perché non firmo alcuna mozione Di Sandro Curzi   Caro Nichi ti spiego perché non firmo alcuna mozione  Di Sandro Curzi Icon_minitime15/5/2008, 21:24

Da Liberazione.it
Caro Nichi ti spiego perché non firmo alcuna mozione
Alessandro Curzi
Caro Nichi,
ho accolto con sincera, personale gratificazione e con molta serietà l'invito rivoltomi da comuni amici e compagni a firmare - fra le cinque, le troppe mozioni presentate per il prossimo congresso del nostro partito - quella intitolata "Manifesto per la Rifondazione", da te firmata anche in qualità, come tu stesso hai avuto modo di autrodefinirti, di "candidato eccentrico per un'impresa ardimentosa".
Sai l'amore che mi lega al Prc, sai la passione che mi lega alle sorti della sinistra, sai la stima e l'affetto che provo per te. Ma sai anche l'amarezza e il dolore che da tempo provo per le nostre vicende e, complessivamente, per le vicende politiche italiane. Ancora da prima che le ultime elezioni politiche ci restituissero l'immagine e il corpo di un "partito schiantato", come lo definisci tu con molta efficacia. Di una sinistra sradicata. Di un Paese disorientato e tentato dalla regressione. Ho tentato più volte - anche troppe volte - di dire la mia, di lanciare l'allarme, di cercare di far ragionare compagni di partito e dirigenti di partiti a noi vicini e per noi possibili compagni di strada o solo alleati, nella prospettiva della formazione di una sinistra di nuovo in grado di rappresentarsi e di essere una vera, credibile alternativa alle opzioni di destra o "di centro".
Debbo dirti che i miei pur cauti richiami sono stati accolti e scacciati come le fastidiose evoluzioni di una mosca davanti al viso di una sinistra e di un partito dai tratti volitivi e infurbiti.
Né ovviamente poteva confortare uno come me, segnato per sempre dalla adolescenziale esperienza dell'antifascismo e dalla lunga militanza nel Pci, la considerazione che "l'avevo detto" e ancora meno il "ve l'avevo detto". Gli esiti elettorali e le loro conseguenze sono andate anche al di là, molto al di là, purtroppo, dei miei più foschi timori. E adesso siamo veramente, come osservi tu, «all'inizio di un percorso dagli esiti insondabili». Per il Paese, per la sinistra, per il partito.
Ma, venendo all'oggi, la nostra reazione a questi eventi e al delinearsi di queste corpose e drammatiche prospettive - e mi pare di aver registrato anche su questo una qualche sintonia fra il mio sentire di vecchio e appartato saggio, come qualcuno ha avuto l'ardire di definirmi, e il tuo sentire di giovane e ardimentoso dirigente - è stata, se possibile, ancora più preoccupante e disarmante. Sono caduti nel vuoto ogni speranza e appello a "non cercare capri espiatori", ad assumersi ciascuno le proprie responsabilità, a fare tutti un passo indietro, ad evitare un caotico e confuso clima da resa dei conti tutta interna a questioni e questioncine da ceto politico estraniato e disconosciuto dal proprio blocco sociale di riferimento, persino dal proprio elettorato storico.
Siamo in piena bagarre. In piena resa dei conti. Basti pensare a quelle cinque mozioni (senza contare la scelta del metodo, a detrimento di un più realistico tentativo di riflessione comune possibile in una qualche misura, a mio avviso, con la presentazione di semplici e costruttive tesi). Cinque mozioni per il congresso di un partito che è riuscito a conservare meno del 40% dei propri consensi e che, insieme ad altri tre partiti, non è riuscito a piazzare in Parlamento nemmeno un proprio rappresentante.
Anziché trarre lezione dagli avvenimenti, ci si è intestarditi a muoversi, nella sostanza, come se niente fosse avvenuto, se non in termini di disperata lotta per la sopravvivenza, come singoli e come gruppo, prima ancora che come partito o come sinistra. Abbiamo continuato a consentirci parole d'ordine e ad essere tolleranti, sino ad apparire consenzienti, rispetto a sub-culture settarie e autoreferenziali che tu stesso hai giustamente stigmatizzato in questi giorni in una bellissima intervista intitolata: "Il nostro sbaglio: troppo odio". Ancora in questi giorni, mi è toccato leggere questo icastico titolo d'apertura del nostro giornale di partito: "Gulag Cgil". Per tacere di iniziative, cronache e commenti che prima delle elezioni sembravano puntare come avversario, se non come nemico, non Berlusconi ma Veltroni, e dai quali, dopo le elezioni, si evincerebbe quasi che la destra vincente è meglio del Partito democratico…
Significativamente, come tu rilevi, da parte della Sinistra l'Arcobaleno non c'è stato nemmeno un commento sulla sconfitta, sul fallimento, sul disastro determinato (con un Parlamento, privo di sinistra, dove le uniche voci di netta distinzione dal clima gommoso e aconflittuale nel quale rischia di decadere la nostra vita istituzionale sembrano quelle più pericolosamente contigue se non sovrapponibili alla marea montante dell'anti-politica). Ma anche da parte nostra, mi pare che manchi la capacità e comunque la possibilità di stabilire almeno una specie di moratoria sulle mini-distinzioni esistenti a proposito di ricostruzione del partito e di leadership, per impegnarci, come dovremmo, ad un serio approfondimento sulla società italiana di oggi e su ciò che una sinistra vera debba e possa fare.
Consentirci e consentire tutto questo, dividersi e scannarsi mentre la casa brucia - e insieme ad essa gran parte delle sorti della democrazia in Italia - mi pareva e mi pare oggettivamente l'ultima cosa da fare. Eppure bastavano e bastano, per tirarne le conseguenze sul terreno dei comportamenti concreti, elementari considerazioni anche solo pre-politiche, ispirate al semplice buon senso, alla generosità e alla autentica passione civile.
Un uomo e un dirigente sensibile ed esperto come te comprende perfettamente che la situazione determinatasi - già micidiale per te, per l'amico e compagno Ferrero e per gli altri protagonisti della nostra più recente fase di partito, di governo, elettorale, post-elettorale e pre-congressuale - è purtroppo assolutamente proibitiva, impraticabile e quasi impropria, se non indebita, per un vecchio compagno come me, restato per tutta questa fase ai margini, comunque inascoltato e privo totalmente di capacità, di responsabilità o di spazi per un qualche contributo di arricchimento o di rettifica della linea e delle scelte di partito.
La tua mozione è, ovviamente, assai interessante, ricca e stimolante, a conferma dell'investimento di fiducia e di popolarità da tempo effettuato dalla "nostra gente" sul tuo nome, sulla tua immagine e sulla tua azione politica, a cominciare da quella sul territorio, nella tua amata Puglia. Credo peraltro che tu per primo sottoscriveresti la frase di Majakovsky posta in testa alla mozione Acerbo-Ferrero-Grassi: «Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada». E come non essere d'accordo sulla necessità, primaria, di «rilanciare la sinistra, l'opposizione e il conflitto sociale» sostenuta dalla mozione dei Cento Circoli? Come pensare di ignorare o solo sottovalutare la "svolta operaia" propugnata dalla mozione-Bellotti? Ed è forse estranea alle tue intenzioni e alla tua cultura la "discontinuità e radicalità" che chiedono, per il congresso, De Cesaris, Russo e Stramaccioni?
Caro Nichi, sono con te, con voi, con il partito. La mia firma su una di queste cinque mozioni - diversamente dalla tua firma e da quella degli altri compagni che attivamente hanno partecipato sinora alla vita di partito -significherebbe la partecipazione e la condivisione di fatto, da parte mia, di una ripartenza qualificata oggettivamente da divisioni (che a me paiono scarsamente motivate sul piano politico e comunque devastanti per gli stessi fini che tutti ci proponiamo o dovremmo proporci) e da una "resa dei conti" nella quale la mia presenza sarebbe inutile, immotivata, fastidiosa e indebita.
Perciò continuo, come mi spetta, a rimanere un passo indietro rispetto a tutti voi. Non firmerò nessuna delle cinque mozioni.
Ma questo non significa che sto alla finestra. Al contrario, vorrei cogliere la mia attuale posizione, rispetto al quadro dirigente del partito, come opportunità per dare un contributo, nelle forme che mi saranno consentite, all'unità, alla pacatezza del dibattito e alla riflessione su ciò che è avvenuto e su ciò che dovremmo e potremmo fare.
Parteciperò con la mia antica passione all'assemblea del mio Circolo di partito e, naturalmente, al congresso.
Ringraziandoti per il contributo che stai cercando di dare al futuro della sinistra italiana e per l'attenzione che hai riservato, anche in questo passaggio, alla mia persona e al mio possibile contributo, ti saluto affettuosamente.


15/05/2008
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Marcello
Ospite




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MessaggioTitolo: Commento alla ripsota di Curzi a Vendola   Caro Nichi ti spiego perché non firmo alcuna mozione  Di Sandro Curzi Icon_minitime21/5/2008, 16:00

Ritengo saggia la posizione di Curzi, che decide di non optare per nessuna delle 5 mozioni in cui si sta frantumando la sia pure esigua pattuglia residua di rifondaroli, in nome dell Araba Fenice. che è la condizione in cui tutti volenti o nolenti abbiamo ridotto la Sinistra, dato che facendo il verso e parfrasando un vecchio detto: "Che ci sia ciascun lo dice, dove sia o peggio, cosa sia, nessun lo sa!"

Così, nella sua autorevolezza, Sandro ripete quanto espressi da indipendente alla profferta di un ex PCI, transufuga da RC, per costituire nel Paese dove risiedo una sezione del PdCI, al fine di prestare soccorso al Baffino Maggiore, quando complice Bertinotti, che creò il casus belli, si intrappolò da solo al guinzaglio del gladiartore Kossiga ,che fece con Buttiglione e Dini il ribaltone per imbarcarlo nell'abbrobrio costituzionale della Bicamerale e poi lo lasciò in mezzo al pantano, nudo come un verme, ma peggio, perchè se fosse stato lui solo chissenfrega, c'invischiò i residui di tutta la sinistra, ed oggi siamo arrivati alla fine del percorso.

Allora per tornare a quello che successivamnte ho definito il "transumante", costui mi chiese di collaborare
con lui per a far nascere appunto una sezione del PdCI, convinto forse che fossi di altra stoffa, ma la mia risposta fu quella che: "Siamo talmente divisi e spaccati , che non sono disponibile per nessun ulteriore frazionismo, mentre invece sarei propenso ad entrare assieme alle tante "pecore brade" tutti nel PDS, per rafforzare una concreta e consistente ala Comunista, attualmente in via di estinzione.

Ma la sua vocazione a primeggiare e rimanere a galla come l'olio lo portò prima a fare la sua pozzanghera
"Pidiccina", in cui era il rospo più grosso, poi dopo un quinquennio da assessore al bilancio nella lista dell'Ulivo, ha traghettato la sua schiera di 1 consigliere 1 a prendere l'assessorato allo sport, nella giunta di CDX e con sindaco di AN, riconfermandola alle succesive elezioni, mentre in Provincia si fece tutor di un compagno che portò alla candidatura in opposizione al candidato dell'Ulivo e che grazie a questa manovra, non fu eletto per una manciata di voti.

Ma non contento del disatro provocato e dell'ambigua posizione assunta, fece il suo ingresso nei Cittadini per l'Ulivo, che stavamo costituendo con la pretesa di mantere il piede in due scarpe, dato che a livello locale restava saldamente ancorato alle posizioni di potere e diciamo anche a qualche affare immobiliare, intrapreso con FI ed il sindaco aennino, che appunto sostenne e fui rieletto alla successiva tornata mentre in Provincia faceva il "compagno", con la bendizione del segretario della Federazione di Tivoli, che guarda caso ho ritrovatro adesso nelle lista del PdCI, alleato di Zingaretti, nell'autuno scorso alla costituzione della PaDella, dopo tanti giri di valzer, c'è entrato dentro in pieno ed ora viene anche apprezzato per la nuova "conversione" e repentino ravvedimento.

Così se queste capriole fanno parte de modus operandi della destra, apprezzato dai loro elettori perchè sono "fiurbi", pensate con quale fantasia e quale gusto ho potuto votare per Zingaretti, persona che rispetto ed apprezzo, sapendo che al seguito aveva anche personaggi di tale infima condizione morale.

E quanti saranno stati a non avere lo stomaco necessario a trangugiare una simile brodaglia, e se ne sono rimasti, come avrei dovuto fare anch'io a casa a vomitare, piuttosto che andare al seggio per votare?

Così dato che piove e non posso fare niente nell'orto, almeno mi vorrei togliere non qualche sassolino dalle scarpe, ma macigno qualche dalla strada per vedere se possibile di ripristinare un percorso sgombro da simili disatrosi relitti e detriti.

Però c'è qulcuno che ha l'ardire di affermare, che di certi personaggi non se ne può fare a meno, facendomi rimpiangere persino san Peppino detto Baffone, che a quanto mi risulta li spediva in Siberia.

Marcello Marani

maranimarcel@tiscali.it
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